LINUS:
MEZZO SECOLO DI FUMETTI D'AVANGUARDIA
Cinquant’anni
fa, l'1 aprile 1965, Linus – la prima rivista di fumetti rivolta ad
un pubblico colto e adulto – faceva il suo esordio in edicola.
A
tenerla a battesimo erano intellettuali come Elio Vittorini, Oreste
del Buono e Umberto Eco che, nelle pagine d'apertura, disquisivano di
letteratura americana e comics, arrivando ad equiparare lo stile
narrativo di J.D. Salinger, autore del romanzo “Il Giovane Holden”,
a quello di Charles Schulz, cartoonist che nel 1950 aveva dato vita
alla serie Peanuts.
E
proprio ai Peanuts la rivista era in vari modi dedicata.
Per
titolo usava il nome di Linus Van Pelt (che campeggiava in copertina,
abbracciato alla sua coperta), perchè facile da ricordare, e,
all'interno, pubblicava le strip interpretate da Charlie Brown,
Linus, Lucy, Schroeder, Pig Pen, Sally, Piperita Patty e Snoopy,
capaci, grazie alla varietà caratteriale dei personaggi e a vicende
in bilico tra poesia e disincanto, di suscitare la risata, ma anche
di rappresentare nitidamente le ossessioni e le debolezze della
società contemporanea.
Oltre
ai Peanuts, quel primo numero conteneva le strisce umoristiche di
Popeye, Li'l Abner e Krazy Kat (splendidamente tradotte in italiano
da Franco Cavallone e Ranieri Carano); poi dava conto del primo
Salone Internazionale dei Comics, svoltosi a febbraio a Bordighera, e
infine rendeva omaggio ad Antonio Rubino, autentico maestro
dell'illustrazione.
“Cercheremo
- assicurava Giovanni Gandini, scrittore, libraio, titolare delle
edizioni Milano Libri e direttore della rivista – di presentare al
pubblico italiano quei fumetti che ancora non conosce, di rivelargli
scoperte di tutto il mondo, di tenerlo informato su quanto avviene e
si dice in questo campo”.
Per
mantenere fede a questa “missione”, già nel secondo numero,
Linus pubblicava una storia in più puntate scritta e disegnata da un
esordiente: il trentaduenne Guido Crepax, molto noto nell'ambito
della grafica e della pubblicità, ma praticamente sconosciuto ai
fumettomani.
Il
racconto, intitolato “La curva di Lesmo”, per due episodi ebbe
per protagonista “Neutron” – identità segreta del critico
d'arte Philip Rembrandt, ma alla terza uscita, l'attenzione
dell'autore si spostò su un personaggio femminile di nome Valentina.
Con lei, non solo prendeva forma una raffinata interprete
dell'erotismo grafico, ma soprattutto si affermava uno stile estetico
e narrativo assolutamente inedito, attento ai dettagli,
rivoluzionario nella formulazione delle vignette, nella disposizione
armoniosa delle sequenze, nella stesura del nero di china sulla
pagina bianca.
Con
Valentina, la popolarità della rivista decollò.
Linus
– anche attraverso i suoi innumerevoli supplementi – fece via via
conoscere le migliori serie italiane e straniere (impossibile citare
qui tutti i personaggi apparsi su quelle pagine); favorì
l'emulazione e la nascita, non solo in Italia, di pubblicazioni
similari; diede l'opportunità a tanti grandi artisti – da Dino
Battaglia e Sergio Toppi, da Hugo Pratt a Milo Manara – di
esprimere al meglio la loro creatività; scoprì autori – basta
citare Copi, Altan, Andrea Pazienza, Lorenzo Mattotti – che
sarebbero entrati nell'Olimpo della “letteratura disegnata”.
Nel
corso di questi cinquant'anni la rivista ha cambiato varie volte
formato e marchio editoriale, ma è sempre rimasta fedele alla
“missione” culturale che si era data all'esordio.
Ancora
oggi – pubblicata da Baldini e Castoldi e diretta da Stefania Rumor
(dopo Gandini, Oreste del Buono e Fulvia Serra) – rimane uno spazio
prezioso e imprescindibile per chi ama il fumetto e le sue
avanguardie. Buon compleanno, Linus!