13 luglio 2014
FERRIERA,
EMBLEMATICA STORIA PROLETARIA A FUMETTI
E’
un romanzo a fumetti toccante, sincero e, per di più, coraggioso.
Non
frequenta territori narrativi convenzionali, non mette in scena crisi
esistenziali o imprese ardimentose di personaggi immaginari, ma
coinvolge il lettore rappresentando con efficacia una realtà
raramente descritta dal fumetto, ovvero il proletariato italiano tra
gli anni cinquanta e settanta.
Si
intitola “Ferriera”, è da poco in libreria, edito da Coconino
Press/Fandango e fa della vita di un operaio il nucleo dal quale le
strutture del racconto si irradiano.
Ne
è autrice Pia Valentinis, cagliaritana d'adozione, che ha
individuato nel graphic novel la forma espressiva più idonea per
scrivere e disegnare la storia della propria famiglia, per ricreare
le immagini dell'infanzia e della adolescenza trascorse a Udine, dove
è nata nel 1965, e soprattutto per mettere a fuoco la figura del
padre, Mario, morto nel 1987, tanto da renderla emblematica di una
condizione umana e sociale.
Fondamentale è stato l'incontro con Igort, uno dei massimi esponenti del fumetto d'avanguardia, oltre che scopritore di talenti.
Fondamentale è stato l'incontro con Igort, uno dei massimi esponenti del fumetto d'avanguardia, oltre che scopritore di talenti.
“Da
più di venti anni – ha dichiarato – faccio l'illustratrice; ho
illustrato copertine, poesie, albi per bambini, ma sempre a partire
da testi altrui. A un certo punto ho sentito il bisogno di raccontare
qualcosa io stessa. Così, quando Igort ha visto i miei disegni e mi
ha proposto di sperimentare il fumetto, ho pensato che era il momento
giusto per mettermi in gioco. All'inizio ho provato raccontando
piccole storie del mio quotidiano. Le mandavo agli amici, che con i
loro commenti mi aiutavano a essere più chiara. E’ stato un po’
come imparare una lingua straniera, chiacchieravo senza mettermi
tanti problemi di disegno, solo per capire la grammatica. Ferriera è
iniziata da una di queste pagine; raccontava un sogno che avevo
fatto, un ricordo dimenticato: l'operaio che mio padre ha visto
morire in fabbrica. Da quel momento in poi, ho aggiunto pagine prima
e dopo, finchè sono arrivata alla fine”.
Con
uno stile grafico sensibile ai dettagli che rendono memorabili le
immagini, e con un testo essenziale e non di rado poetico, l’artista
racconta la vita di Mario che diventa capofamiglia a sedici anni,
quando il genitore precipita dal tetto di un capannone, che emigra in
Australia, che ritorna a Udine a fare l'operaio in una fonderia,
assieme a compagni, “orgogliosi del loro lavoro, perché era
infernale e perché lo sapevano fare”. A tutto ciò, Pia Valentinis
accosta sequenze che danno il senso della quotidianità e rendono
l'opera simile ad un mosaico in cui la storia famigliare si intreccia
con quella nazionale. Mostrano gli uccellini ospiti della voliera di
casa, le ferie a Lignano, le ossessioni della nonna, Bibì e Bibò e
la Domenica del Corriere, il primo incontro dei genitori davanti a un
televisore che trasmette “Lascia o Raddoppia”, i picchetti
davanti ai cancelli, perfino la sagoma del centro commerciale ha oggi
preso il posto della ferriera dove tanti uomini hanno lavorato e, non
di rado, perso la vita.