Ci sono fumetti destinati a consumarsi nello spazio di una lettura.
Hanno soggetti che soddisfano il bisogno, effimero, d’evasione, disegni che offrono allo sguardo immagini convenzionali, e non nascondono di ambire più alla serialità che all’immortalità.
Poi ci sono le opere che proprio a quest’ultima categoria indissolubilmente appartengono.
Possono essere romanzi illustrati, vignette disposte in poche tavole, racconti non replicabili, ma ogni volta – e anche il lettore più disattento lo avverte – in essi scorre un’ispirazione artistica che conferisce alla trama e al segno la capacità non solo di descrivere i fatti nella loro disposizione narrativa, ma soprattutto di indagare sui percorsi dei sentimenti e rivelare misteri dell’animo umano, talvolta insondati da altre forme espressive.
Sono passati quasi quarant’anni da quando padre Giovanni Colasanti, che aveva aperto le pagine del Messaggero dei Ragazzi alla creatività dei migliori disegnatori italiani, incaricò Dino Battaglia di tradurre a fumetti “Frate Francesco e i suoi Fioretti”, eppure quel lavoro, come gran parte di quelli firmati dal fumettista nato a Venezia nel 1923 e morto a Milano nel 1983, risulta ancora oggi un capolavoro capace di stupire, di commuovere, di educare e di durare nel tempo.
Recentemente pubblicato in Francia dalle edizioni Mosquito, al libro verrà addirittura conferito un prestigioso riconoscimento internazionale.
Il CRIABD (Centre Religieux d’info et d’analyse de la BD) di Bruxelles ha infatti deciso di creare il Premio Europeo del Fumetto Cristiano, proprio per rimarcare l’assoluto valore estetico e morale di “Frate Francesco e i suoi Fioretti”.
Il premio verrà consegnato venerdì 3 giugno, nell’ambito del festival “Strasbulles” di Bruxelles, a Laura DeVescovi, moglie di Battaglia e autrice della sceneggiatura, all’editore francese, e al Messaggero di Padova.