Una volta, sparandola grossa, dissi che mi sentivo come Saulo. Lui aveva messo la sua vita al servizio della nuova religione dopo essere stato abbagliato dalla visione di Dio sulla strada per Damasco, io percepii che la mia esistenza aveva un senso e che, anzi, facevo parte di un popolo scalpitante e in movimento, quando venni folgorato dalla voce di Gene Vincent che scandiva la formula magica: Be Bop A Lula. Poiché ritengo che non pochi tra i miei coetanei abbiano avuto la medesima “rivelazione”, segnalo (ma non solo a loro, ovviamente) che sono passati giusto cinquant’anni da quel 4 maggio 1956 in cui Vincent Eugene Craddock, in arte Gene Vincent, nello studio di Owen Bradley a Nashville, Tennessee, registrò quello che sarebbe diventato un inno universale della gioventù, Be Bop A Lula, appunto, oltre a Woman in Love, Race With The Devil e I Sure Miss You. Ricordo che lo affiancavano i Blue Caps, prima rock and roll band della storia, composta dal chitarrista “Galloping” Cliff Gallup (inventore di un basico assolo), da “Wee” Willie Williams alla chitarra ritmica, dal bassista “Jumpin’” Jack Neal al contrabbasso e dal giovanissimo batterista “Be Bop” Dickie Harrell. |